A Formello lo sanno tutti: quando c’è da tirare fuori l’anima, Danilo Cataldi risponde sempre presente. In un momento dove servivano equilibrio, corsa e appartenenza, il nostro numero 32 si è rimesso al centro del campo e del progetto. Non solo col pallone tra i piedi, ma soprattutto col cuore.

Non è un caso se, da quando Rovella si è fermato, Cataldi non ha mai smesso di correre, sudare e trascinare. Partita dopo partita ha macinato chilometri come un maratoneta biancoceleste: 11,4 con il Genoa, 12,6 col Torino, 13,1 con l’Atalanta e 12,8 con la Juve. Sempre il primo, sempre a dare tutto. Nessuno, né tra i compagni né tra gli avversari, ha corso più di lui.

E questa è la differenza tra chi indossa la maglia e chi la sente.
Perché Danilo, romano e laziale, non si è mai risparmiato. Anche quando in estate sembrava destinato ad andare via, lui ha continuato a lavorare, in silenzio, senza polemiche. La Fiorentina non lo ha riscattato, e per fortuna — perché oggi è qui, dove deve essere: a guidare la Lazio, la sua Lazio.

Con Sarri ha trovato maturità e continuità, ma la forza ce l’ha sempre avuta dentro. Lo vediamo noi tifosi ogni volta che parte in pressing, ogni volta che chiude una linea di passaggio, ogni volta che si carica i compagni sulle spalle.
E ora arrivano anche i numeri: un rigore pesantissimo segnato col Torino e l’assist per Basic nella vittoria sulla Juve. Numeri che dicono tanto, ma non tutto. Perché la vera grandezza di Cataldi è in ciò che non finisce nelle statistiche: il sacrificio, la grinta, la voce che si alza in campo per tenere unito il gruppo.

Oggi ha già messo insieme 569 minuti in Serie A e si è ripreso la scena che merita. Chi lo dava per finito, si sbagliava di grosso. Danilo è tornato, più forte e più consapevole. È tornato a essere il cuore pulsante di questa squadra.

E noi, come club di Fiumicino, glielo diciamo chiaro:
grazie Danilo, perché ogni metro che corri è un pezzo di Lazio che porti avanti.
Avanti così, con il 32 sulle spalle e l’aquila nel cuore. 💪🦅

Davide Barillà